fedeltà a ciò che c’è di più umano in noi e ostinazione a non rinunciarvi
Si entra in loggia una sera. Piove, come spesso accade in quei momenti in cui la vita cambia senza che ce ne rendiamo conto. Abbiamo chiuso l’ombrello, asciugato le scarpe e poi nulla sarà più come prima.
Si parla di impegno, ma non si sa mai bene di cosa si tratti. Forse di quella decisione silenziosa che, un giorno, ti spinge a bussare alla porta del Tempio. Non per ambizione, né per conformismo, ma perché senti, confuso, che manca qualcosa. Non nel mondo. In te stesso.
Il percorso iniziatico inizia lì, in quella frattura interiore che cerchiamo di colmare con letture, incontri o, a volte, rumore e distrazioni. Inizia quando capiamo che l’ego non protegge: isola. Che la luce non si trova nelle certezze, ma nel mettersi in discussione. E che andare avanti significa prima di tutto accettare di cadere.
Non sono un uomo eccezionale. Sono persino banale, in fondo. Ho amato, sono fuggito, ho perso. Ho conosciuto la tranquilla arroganza della giovinezza e la silenziosa umiliazione del fallimento. Mi è capitato di disprezzare, mi è capitato di mentire. Eppure eccomi qui, in ginocchio nell’oscurità, con una benda sugli occhi. Forse è questo l’impegno: non mentire più a se stessi.
L’ego resiste. Vuole brillare, sedurre, convincere. Si rifiuta di tacere. È quella voce interiore che sussurra che meritiamo di più, di meglio, di altro. È anche quel veleno che rovina le relazioni, mina i progetti e distoglie l’amore per gli altri dall’amore per se stessi. Mi ci è voluto del tempo per capire che l’impegno massonico non era una promessa fatta agli altri, ma un’esigenza rivolta a se stessi.
Fratellanza, lavoro, silenzio: queste parole suonano come virtù obsolete nell’era del marketing di sé. Eppure sono rifugi. In un mondo che si consuma nella velocità e nel vuoto, sono punti di riferimento. Non si diventa migliori per decreto. Si diventa migliori attraverso i dubbi, i gesti semplici, l’ascolto sincero.
Non pretendo di sapere dove conduce la strada. Ma so che vale la pena seguirla. So che ogni tenuta è una pietra posata sul cammino. E so che, nonostante i miei difetti, nonostante le mie esitazioni, ho deciso di percorrerla. Non per diventare perfetto, ma per diventare vero.
Forse è questo, in fin dei conti, l’impegno massonico: la fedeltà a ciò che c’è di più umano in noi e la determinazione a non rinunciarvi.
Pierre J.