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Il 25 aprile 2022, su iniziativa del nuovo Gran Maestro Christophe Ravel, il Grande Oriente di Svizzera ha accolto Benoît Pelopidas, fondatore del programma Nuclear Knowledges presso Sciences Po, per una conferenza appassionante e di rara profondità intellettuale sulle politiche nucleari e le loro implicazioni democratiche. Questo momento di scambio e riflessione ha permesso di riportare la questione nucleare nel campo della cittadinanza, della responsabilità e del sapere condiviso.

Fin dall’introduzione, Benoît Pelopidas ha definito il quadro del suo intervento con un’affermazione semplice ma decisiva:

«Non possiamo scegliere di non essere influenzati dalle politiche nucleari. Possiamo solo scegliere se affrontare questa vulnerabilità in modo attivo o passivo.»

Il ricercatore ha ricordato quanto sia importante aprire questo dibattito alla società civile e introdurvi la rigorosa indipendenza della ricerca, libera da influenze politiche, militari o industriali. Troppo spesso, i discorsi sulla deterrenza nucleare si fondano su certezze presentate come indiscutibili. Per aiutare a metterle in discussione, Benoît Pelopidas propone tre domande semplici che ogni cittadino dovrebbe porre a chi si presenta come “esperto” di questioni nucleari:

Si riconosce come militante?

Chi finanzia le sue ricerche?

Riprende senza distanza critica le categorie del discorso ufficiale?

Queste tre domande bastano a distinguere la ricerca scientifica dalla comunicazione ideologica. L’obiettivo non è sostituire una convinzione con un’altra, ma promuovere uno spirito critico informato, fondato sulla conoscenza e sulla trasparenza.

Di fronte al senso di impotenza che spesso suscita la questione nucleare, l’intervenente ha voluto ridare fiducia nella capacità delle società umane di agire. Ha ricordato che tra il 1987 e il 1996, dopo la fine della Guerra Fredda, l’80% delle armi nucleari esistenti fu smantellato, ossia il doppio di quelle che restano oggi. Questo risultato straordinario non fu dovuto solo alla volontà degli Stati, ma anche alla pressione costante dei movimenti civici e scientifici, mobilitati in nome della ragione e della pace. Questo esempio dimostra che il cambiamento è possibile, quando l’opinione pubblica decide di assumersene la responsabilità.

Benoît Pelopidas invita a superare il falso dilemma tra lo status quo e l’abolizione totale dell’arma nucleare. La vera domanda, secondo lui, è:

«Quali sistemi d’arma vogliamo per garantire la sicurezza nazionale e internazionale nei prossimi settant’anni?»

Anche i sostenitori della deterrenza riconoscono che le 13.000 testate nucleari oggi operative superano di gran lunga le esigenze reali di questa dottrina. In realtà, solo l’1% di questi arsenali sarebbe sufficiente a provocare una carestia planetaria.

L’oratore ha inoltre evidenziato un paradosso inquietante: i cittadini impegnati nella lotta contro il cambiamento climatico ragionano spesso come se la minaccia nucleare non esistesse più, mentre queste due sfide sono strettamente connesse. Una guerra nucleare avrebbe effetti climatici e umanitari catastrofici, annullando ogni sforzo compiuto per la sopravvivenza ecologica del pianeta. «Risolvere la crisi climatica non servirà a nulla se scoppia una guerra nucleare», ha ricordato con forza.

Un altro luogo comune sfatato riguarda la convinzione che siamo sfuggiti finora a esplosioni nucleari accidentali grazie a un controllo perfetto delle armi e a una sicurezza impeccabile. Gli studi di Benoît Pelopidas dimostrano invece che il caso e la fortuna hanno spesso giocato un ruolo decisivo, molto più di quanto si creda. Incidenti del passato — talvolta rimasti segreti per decenni — hanno sfiorato la catastrofe. È una lezione di umiltà: il rischio zero non esiste, e il mantenimento degli arsenali non può essere giustificato solo dalla fiducia nella tecnologia o nella disciplina militare.

Nel corso del suo intervento, Pelopidas ha anche messo in guardia contro quattro idee comunemente invocate per creare l’illusione che non esistano alternative alle politiche nucleari attuali. Queste idee, spiega, sono false o incomplete e contribuiscono a bloccare il pensiero, impedendo alla società di immaginare nuove forme di sicurezza collettiva.

La conferenza si è conclusa con un appello alla responsabilità intellettuale e morale. Informarsi, comprendere, discutere — è già un modo di agire. Il ricercatore invita tutti a interessarsi a questi temi, a cercare informazioni da fonti trasparenti e a diffondere i risultati della ricerca indipendente.

Per proseguire la riflessione, ha presentato il programma Nuclear Knowledges, il primo programma universitario francese di ricerca sul fenomeno nucleare interamente indipendente e trasparente nei finanziamenti. Ospitato presso Sciences Po, questo programma rappresenta una risorsa preziosa per chi desidera comprendere le sfide nucleari contemporanee e le loro implicazioni politiche, sociali ed etiche. Le pubblicazioni possono essere consultate ai seguenti indirizzi:

👉 www.sciencespo.fr/nk

👉 https://www.sciencespo.fr/ceri/nuclear

Infine, Benoît Pelopidas ha incoraggiato il pubblico a seguire le attività del programma anche sui social network:

📢 Twitter: @Nknowledges

📘 LinkedIn: Benoît Pelopidas

Accogliendo questa conferenza, il Grande Oriente di Svizzera ha voluto ricordare che la riflessione massonica non è solo un lavoro simbolico, ma anche un contributo al dibattito civile e umanista. Dando la parola a un ricercatore indipendente su una questione tanto cruciale, ha riaffermato il proprio impegno per la ragione, la verità e la pace.

Questa serata è stata un momento di consapevolezza e lucidità: un invito a riappropriarsi di un dibattito troppo spesso confiscato. Come ha ricordato Benoît Pelopidas,

«Non possiamo ignorare la minaccia nucleare, ma possiamo scegliere di affrontarla da cittadini illuminati.»